lunedì 9 novembre 2015

Fotografie (che la terra vi sia lieve) -1-

Una delle cose che temevo maggiormente, prima di arrivare qui, era la mia possibile reazione al contatto quotidiano con la morte.
Una premessa: lavoro in ospedale da quasi 30 anni, Ne ho vista di gente morta. Non tantissima, ho quasi sempre lavorato in ostetricia, e per fortuna (no, non per fortuna, per politica rispetto alla maternità ed avanzamento scientifico nell'assistenza materno-infantile) non e' un posto legato alla morte. Non in Toscana, dove i numeri relativi alla mortalità materno-infantile sono infimi.
Ma in Africa sono molto diversi. E non ero molto sicura di saper affrontare la quotidianita' della morte che da queste parti e' legata alla gravidanza ed al parto.
Il primo assaggio l'ho avuto subito il primo giorno in reparto: un taglio cesareo in madre primigravida, 19 anni. "Obstructed Labour", come chiamano qui tutti i parti che per qualunque motivo non vanno avanti. La diagnosi precisa non e' cosi' importante, che sia per bacino , malposizionamento della parte presentata, sproporzione feto-pelvica, distocia meccanica o dinamica, poco importa: la sostanza è che questi parti rimangono bloccati, e quindi si va in sala operatoria. Possibilmente quando il feto e' ancora vivo. Ora, l'unico modo per accertarsi che un feto sia ancora vivo e' di sentire il battito cardiaco fetale con un qualche strumento. Qui ci sono solo gli stetoscopi ostetrici, specie di trombette di legno che le ostetriche hanno usato per qualche secolo, e che io, proveniente dal fantasmagorico mondo degli ultrasuoni con tutto l'ambaradan di cardiotocografi ed ecografie, non ero proprio abituata ad usare. Mi sono messa d'impegno per sentire il battito fetale, quella mattina, e mi sembrava proprio di averlo sentito. Quindi era tutto pronto per un'eventuale rianimazione neonatale, sperando non ce ne fosse bisogno. Poi invece, aperto l'utero, appare un bel sacco amniotico ripieno di melma verde. Si rompe il sacco, ed ecco un gradevole effluvio di morte. Estrazione del feto, macerato, verdognolo, decisamente morto. Ci sono rimasta di sasso. "Credo che quello che avevi sentito era il battito materno", mi dice Marianna, una delle suore medico che lavorano qui: si, credo anche io, un battito materno accelerato, decisamente (come puo' succedere sotto contrazione), un errore da principianti, ma cosi' e' andata. Bene, si comincia male. 

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