L'arrivo a Wau e' stato come me lo ero aspettato, anzi, quasi
meglio.
Dopo la terrificante partenza da Juba (che voi siete abituati agli
aeroporti con dei bei terminal ed uno schermo in cui scorrono i voli con
indicazione di volo, gate di partenza, orario e tutto il resto, vero? Povere
stelle, per sentirvi davvero in Africa Nera vi ci vuole l'aeroporto di Juba:
uno stanzone stipato all'inverosimile, 30 gradi, e un tizio che ogni tanto si
affaccia dalla porta ed urla in un inglese da barzelletta che parte il volo
della tal compagnia per il tal posto. Se non siete sicuri di aver capito,
occhieggiate i biglietti nelle mani degli altri passeggeri e se sono uguali al
vostro cominciate a spintonare per arrivare alla porta. Il tutto puo' avvenire
in un qualunque momento della mattinata), un volo tranquillo di 3/4 d'ora in un
aereo persino decente, moderno e pulito, in cui passa addirittura un'hostess a
distribuire uno snack ed una bibita. Vi sembra scontato? Mi sa che avete
viaggiato troppo comodamente finora. L'aeroporto di Wau e' una pista asfaltata
(una delle 3 esistenti in tutto il Sud Sudan), un casotto polveroso (arrivi e
partenze), uno stanzino che sarebbe il controllo passaporti.
Ed un curioso contorno di carcasse di aerei arrugginiti
abbandonate ai bordi. Altri aerei in funzione, si vede quello della FAO, un
paio delle UN, uno della IRC. Se non conoscete queste sigle, cazzi vostri.
Poi ci sarebbe pure l'ufficio immigrazione, dove vado da brava
cooperante, forte del mio passaporto europeo, dell'Entry Permit rilasciato in
Italia e del visto gia' ottenuto a Juba a registrarmi come immigrata
lavoratrice. Avrei voluto conoscere l'emozione di fare l'immigrata clandestina,
invece nulla, ho tutte le carte in regola...anzi, me ne manca una, ma lo sapro'
solo qualche giorno dopo in ospedale: hanno bisogno della scansione della mia
laurea in Ostetricia...e telefona di corsa a casa a farmela mandare via mail.
E con questo, inizia l'avventura: prima tappa, la casa in cui
abitero' per i prossimi mesi. Qui tutte le case sono composte da uno spazio
piu' o meno grande racchiuso da un alto muro (quasi sempre con filo spinato e
cocci di vetro alla sommita'). All'interno di questo spazio, uno o piu' edifici
(dipende da quanto grande e' la casa) ed un cortile piu' o meno ampio. Questo
e' abbastanza grande, con due begli alberi ed un angolo adibito ad orto dove
fanno bella mostra di se' dei gioiosi fiori di zucca ed una bella pianta di
peperoncini.
Nella casa, una grande cucina, un salottino, una saletta da
pranzo, una verandina e diverse camere, ognuna col suo bagnetto. Non malaccio.
La mia camera ha una grande finestra proprio di fronte all'albero piu' grande,
e' ampia a luminosa, mi piace subito.
Poi la prima visita all'ospedale. Per strada, mi accorgo che Wau
e' una citta' con due colori: il verde ed il rosso. Il verde della vegetazione
rigogliosa che cresce un po' dappertutto, ed il rosso della terra. Perche'
quella che esce dall'aeroporto e' l'unica strada asfaltata (in realta' ce n'e'
un'altra, ma lo scopriro' qualche giorno dopo), il resto e' tutta terra di un
bel colore rosso scuro. Credo sia ricchissima di ferro, da cui il bel colore
vivace delle strade...anche le costruzioni sono tutte rosse, o meglio, qualcuna
sarebbe pure di altri colori, giallo, verde, azzurro, bianco, ma la polvere
rossa uniforma un po' tutto. E comunque il materiale da costruzione e' rosso,
un po' meno vivace di quello della terra. L'ospedale ha la stessa struttura
delle case, un alto muro e dentro una serie di edifici: la lavanderia, il punto
ristoro, il laboratorio, la chiesa, i reparti: ogni reparto un edificio
diverso: la Maternita', la Pediatria, la Medicina, la Chirurgia ed il
"Theater", che non e' un teatro, e' la sala operatoria. In mezzo, una
serie di vialetti in cemento, parecchi alberi, tanta terra rossa. Ed una
quantita' impressionante di gente che bivacca fra gli alberi, famiglie con
bambini, anziani, cucine da campo, tegami, fornelletti a gasolio, stuoie,
tappeti, sedie...una cosa che fa sembrare l'ospedale una sorta di spazio
attrezzato per allegre scampagnate familiari.
E quindi faccio la conoscenza col reparto Maternità. Stanza delle
ostetriche, medicheria, magazzino-spogliatoio, un corridoio affollato di gente,
3 stanze degenza: due stanzoni a 10 letti (uno per le partorienti e le puerpere,
l'altro per le patologie in gravidanza) ed una stanza piu' piccola a 5 letti:
ci stanno le donne che hanno subito un Taglio Cesareo. Le ultime 3 stanze del
corridoio sono la stanza dell'ecografo (l'unico in tutto l'ospedale) e due
stanze con due lettini ginecologici: sono le salette
visita-travaglio-parto.
E con questo finisco la mia visita conoscitiva. Era lunedi' 27
luglio 2015: il giorno dopo avrei fatto il mio ingresso, con la divisa verde
delle Sale Operatorie del CTO e le ciabattone rosse comprate in un campeggio in
Slovenia, nel mondo dell'ostetricia african-style.