martedì 18 agosto 2015

Wau

L'arrivo a Wau e' stato come me lo ero aspettato, anzi, quasi meglio.
Dopo la terrificante partenza da Juba (che voi siete abituati agli aeroporti con dei bei terminal ed uno schermo in cui scorrono i voli con indicazione di volo, gate di partenza, orario e tutto il resto, vero? Povere stelle, per sentirvi davvero in Africa Nera vi ci vuole l'aeroporto di Juba: uno stanzone stipato all'inverosimile, 30 gradi, e un tizio che ogni tanto si affaccia dalla porta ed urla in un inglese da barzelletta che parte il volo della tal compagnia per il tal posto. Se non siete sicuri di aver capito, occhieggiate i biglietti nelle mani degli altri passeggeri e se sono uguali al vostro cominciate a spintonare per arrivare alla porta. Il tutto puo' avvenire in un qualunque momento della mattinata), un volo tranquillo di 3/4 d'ora in un aereo persino decente, moderno e pulito, in cui passa addirittura un'hostess a distribuire uno snack ed una bibita. Vi sembra scontato? Mi sa che avete viaggiato troppo comodamente finora. L'aeroporto di Wau e' una pista asfaltata (una delle 3 esistenti in tutto il Sud Sudan), un casotto polveroso (arrivi e partenze), uno stanzino che sarebbe il controllo passaporti.
Ed un curioso contorno di carcasse di aerei arrugginiti abbandonate ai bordi. Altri aerei in funzione, si vede quello della FAO, un paio delle UN, uno della IRC. Se non conoscete queste sigle, cazzi vostri.
Poi ci sarebbe pure l'ufficio immigrazione, dove vado da brava cooperante, forte del mio passaporto europeo, dell'Entry Permit rilasciato in Italia e del visto gia' ottenuto a Juba a registrarmi come immigrata lavoratrice. Avrei voluto conoscere l'emozione di fare l'immigrata clandestina, invece nulla, ho tutte le carte in regola...anzi, me ne manca una, ma lo sapro' solo qualche giorno dopo in ospedale: hanno bisogno della scansione della mia laurea in Ostetricia...e telefona di corsa a casa a farmela mandare via mail.
E con questo, inizia l'avventura: prima tappa, la casa in cui abitero' per i prossimi mesi. Qui tutte le case sono composte da uno spazio piu' o meno grande racchiuso da un alto muro (quasi sempre con filo spinato e cocci di vetro alla sommita'). All'interno di questo spazio, uno o piu' edifici (dipende da quanto grande e' la casa) ed un cortile piu' o meno ampio. Questo e' abbastanza grande, con due begli alberi ed un angolo adibito ad orto dove fanno bella mostra di se' dei gioiosi fiori di zucca ed una bella pianta di peperoncini.
Nella casa, una grande cucina, un salottino, una saletta da pranzo, una verandina e diverse camere, ognuna col suo bagnetto. Non malaccio. La mia camera ha una grande finestra proprio di fronte all'albero piu' grande,  e' ampia a luminosa, mi piace subito. 
Poi la prima visita all'ospedale. Per strada, mi accorgo che Wau e' una citta' con due colori: il verde ed il rosso. Il verde della vegetazione rigogliosa che cresce un po' dappertutto, ed il rosso della terra. Perche' quella che esce dall'aeroporto e' l'unica strada asfaltata (in realta' ce n'e' un'altra, ma lo scopriro' qualche giorno dopo), il resto e' tutta terra di un bel colore rosso scuro. Credo sia ricchissima di ferro, da cui il bel colore vivace delle strade...anche le costruzioni sono tutte rosse, o meglio, qualcuna sarebbe pure di altri colori, giallo, verde, azzurro, bianco, ma la polvere rossa uniforma un po' tutto. E comunque il materiale da costruzione e' rosso, un po' meno vivace di quello della terra. L'ospedale ha la stessa struttura delle case, un alto muro e dentro una serie di edifici: la lavanderia, il punto ristoro, il laboratorio, la chiesa, i reparti: ogni reparto un edificio diverso: la Maternita', la Pediatria, la Medicina, la Chirurgia ed il "Theater", che non e' un teatro, e' la sala operatoria. In mezzo, una serie di vialetti in cemento, parecchi alberi, tanta terra rossa. Ed una quantita' impressionante di gente che bivacca fra gli alberi, famiglie con bambini, anziani, cucine da campo, tegami, fornelletti a gasolio, stuoie, tappeti, sedie...una cosa che fa sembrare l'ospedale una sorta di spazio attrezzato per allegre scampagnate familiari. 
E quindi faccio la conoscenza col reparto Maternità. Stanza delle ostetriche, medicheria, magazzino-spogliatoio, un corridoio affollato di gente, 3 stanze degenza: due stanzoni a 10 letti (uno per le partorienti e le puerpere, l'altro per le patologie in gravidanza) ed una stanza piu' piccola a 5 letti: ci stanno le donne che hanno subito un Taglio Cesareo. Le ultime 3 stanze del corridoio sono la stanza dell'ecografo (l'unico in tutto l'ospedale) e due stanze con due lettini ginecologici: sono le salette visita-travaglio-parto. 

E con questo finisco la mia visita conoscitiva. Era lunedi' 27 luglio 2015: il giorno dopo avrei fatto il mio ingresso, con la divisa verde delle Sale Operatorie del CTO e le ciabattone rosse comprate in un campeggio in Slovenia, nel mondo dell'ostetricia african-style.

giovedì 13 agosto 2015

..e Africa sia.

Fra ninnole e nannole, sono arrivata qui da quasi 3 settimane.
Non posso dire che il tempo sia volato, anzi: ho assaporato ogni giorno con una lentezza straordinaria, ed ora sono in una strana fase in cui mi sembra di essere qui da una vita, ma di non avere ancora capito una mazza di questo posto e di sentirmi catapultata nell'esistenza di qualcun altro.
L'arrivo e' stato tranquillo, una sosta di 4 giorni a Juba, citta' un po' strana che spero di aver occasione di conoscere meglio, e poi l'arrivo a Wau dopo un delirante passaggio dall'aeroporto di Juba.
Merita un discorso a parte, l'aeroporto di Juba: se all'arrivo mi era sembrato un non-luogo abbandonato e disperso, una via di mezzo fra uno scenario post-atomico ed un campo abbandonato (l'arrivo passando fra vecchi aerei in condizioni piu' o meno pietose in una baracca polverosa con passaggio in una tenda che sarebbe la "postazione sanitaria" in cui controllano la temperatura, non ho capito a che scopo, visto che qui qualunque febbre la classificano come malaria e dovesse arrivare davvero l'Ebola vorrei sapere che s'inventano, e' stato spettacolare...), all'andata e' stato il delirio.
Check-in alle 6,30, ma mi avvertono che l'aeroporto apre alle 7. Vabbe', arrivo alle 6,45 e ci sono file di gente con i bagagli piu' assurdi. Mi avvertono che ogni fila e' per un volo diverso. Cerco la fila per Wau e aspetto...alle 7 apre l'aeroporto, ed e' il finimondo.
Siete mai stati in fila per un concerto di gran richiamo? Con gente che urla, spinte, gomitate, botte, ecc ecc.
Ecco, la stessa..con l'aggravante di bagagli e pacchi da tutte le parte, 30 gradi nonostante fossero le 7 del mattino, e l'assoluta mancanza di indicazioni. E due valige da 25 kg da far arrivare.
Un tizio grande e grosso mi vede totalmente smarrita e mi agguanta. Alla fine fara' tutto lui, peso ed imbarco dei bagagli, sistemarmi nella direzione giusta, alle 8,30 riesco ad entrare nell'area "partenze". Il bagaglio extra costa 450 pound sudsudanesi, ne consegno 500 al tizio sperando vada tutto bene. Sono arrivata con le mie valigie, e non ci avrei scommesso un soldino bucato.
E quindi, il 27 luglio alle 11,20, sono arrivata a Wau.
Il resto ve lo racconto con calma.